giovedì 20 ottobre 2016

Fai l'obiettore da un'altra parte

Faccio resuscitare questo blog per una questione che mi sta molto a cuore.
Come sapete, o se non lo sapete che lo dico ora io, io voglio diventare madre, un giorno.
Per "un giorno" intendo tra circa 8 anni o più. O magari meno, ma con stabilità.
Ciò vuol dire che adesso, a neanche 21 anni, al terzo anno di università, non lo voglio.
Non lo voglio e non posso averlo.
Spero siate riusciti ad arrivare fino a qui perché a quanto pare sembra un discorso così difficile per quasi la totalità dei medici italiani che ho paura di non essere seguita. 
Dunque, dicevo.
Non potrei avere un figlio adesso. 
Ciò vuol dire che se, malauguratamente, dovessi rimanere incinta, dovrei abortire, nonostante un giorno io voglia effettivamente avere un figlio.
Sarebbe, chiaramente, una decisione difficile, magari anche sofferta, ma sarebbe quella.
E, voglio essere chiara, non sarebbe difficile e sofferta perché ucciderei un bambino e farei piangere la Madonna, perché no. Sarebbe difficile per ciò che potenzialmente quelle cellule potrebbero diventare. Perdonatemi i termini poco medici, non sono un'esperta, sono solo una ragazzina che si lamenta. 
Perché, e ci tengo a ribadirlo, abortendo entro i tre mesi di gestazione, non c'è nessun bambino che scalcia e sogna e tutte quelle cose li, ci sono solo cellule, e basta.
Ma torniamo a noi, perché già è difficile così, se poi mi metto anche a divagare la comunità scientifica poi magari si perde del tutto e non capisce dove voglio arrivare.
Quindi, decido di abortire.
E non posso farlo.
Non posso farlo perché solo in Sicilia gli obiettori sono l'80% dei medici e sarei costretta ad andare negli ospedali più reconditi della regione o addirittura in un'altra regione, non che la situazione altrove sia migliore eh. Più della metà dei medici in Italia è obiettore.   
Non posso esercitare il mio diritto di scelta perché per qualcun altro è sbagliato. 
E potrei anche capirlo se mi trovassi in una struttura privata, e comunque non lo capirei, ma in una struttura pubblica no. No perché io chiedo un servizio, e tale servizio mi deve essere dato.
Essere obiettori non diminuisce il numero di aborti. assurdo vero ?
Sapete perché ? Perché se io voglio abortire lo faccio, in maniera legale o meno. 
Che sia in un'altra regione o in una stanza buia dove una persona poco raccomandabile sterilizza un pezzo di ferro, io abortisco. 
Oppure dai, mettiamo che io questo bimbo voglia tenerlo, ma poi ci sono delle complicazioni.
Ma siamo nel 2016, posso davvero avere timore di morire a causa di una gravidanza perchè un medico obiettore mette davanti la vita di due bambini ancora non nati davanti quella di una donna che già esiste e vive e respira ? 
Sapete cosa mi fa arrabbiare ?
La visione che hanno gli altri di me, me come donna, me come potenziale madre. 
La mia vita come essere umano sembra finalizzata a farmi ingravidare, e poco male se crepo nel processo, l'importante è avere messo al mondo nuovi esseri viventi. 
E se magari non volessi figli ? 
Per carità, cosa è questa stregoneria ? Una donna, che non vuole figli ? 
Ma chi l'ha mai sentita questa baggianata. 
Tu sei donna e tu vuoi figli, quindi quando rimani incinta lo devi tenere.
Che Dio ce ne scampi se poi il motivo per cui voglio abortire è perchè semplicemente non lo voglio, quel potenziale figlio.
Hai fatto sesso, quindi la tua punizione divina è avere questo bambino.
No perchè a me sembra che il ragionamento sia proprio questo. 
Ti sei voluta divertire ? Ora ne paghi le conseguenze.
Scusate se penso che un figlio, quando voluto, quando cercato, quando desiderato, sia la cosa più bella che possa capitare a entrambi i genitori, e non la conseguenza di un'azione fatta senza riflettere.
L'aborto è una questione così delicata, così intima, così personale, che il solo pensiero che tale decisione appartenga a qualcun altro se non a me e al padre, mi fa rabbrividire.
Ci sono donne che vorrebbero tenerlo, ma non possono.
Ci sono donne che semplicemente non lo vogliono.
Ed entrambe sono donne la cui vita vale molto di più di un agglomerato di cellule dentro un ventre.
Dal Medioevo oggi è tutto, linea allo studio.




venerdì 17 giugno 2016

Il problema delle ragazze sono le ragazze

Mi capita spesso, quando navigo sulle vele dei vari social, soprattutto Facebook, di trovare immagini come queste. 
E, nonostante sia un rospo difficilissimo da ingoiare, di solito passo avanti, al massimo faccio una smorfia e la pubblico su Twitter sapendo di trovare approvazione su quanto facciano schifo questo genere di immagini, ma finisce li. 
E allora perché oggi sto qui a farci un post scomodando addirittura questo blog che non uso da anche troppo tempo ? 
Perché sempre più spesso questo tipo di immagini vengono pubblicati e condivisi da ragazze
Si, da ragazze. 

Il che mi lascia abbastanza interdetta perché scavando un poco mi sono resa conto che si va bene, i maschi ci danno addosso chiamandoci con epiteti quali cagna, bau bau, et simila, ma quasi sempre ormai siamo tra ragazze a darci della cagna a vicenda.
Sembra quasi che quando nasciamo a noi femmine ci diano una carta fedeltà uguale per tutte.
Crescendo poi, aggiungendo o togliendo i punti fedeltà si può avere in regalo o il coniato epiteto di "VERA DONNA", se si è fatto le brave, o quello di "TROIA ZOCCOLA PUTTANA FINTA DONNA", se non si è seguito fedelmente l'opuscoletto informativo che danno in dotazione con la carta.


C'è questo rimbombo di "vere donne", un mantra che moltissime ragazze ripetono a se stesse per sentirsi meglio. 
Sei una vera donna se sai cucinare, perchè mica rimani bella per sempre, ed è questo che ti fa tenere un uomo
Sei una vera donna se hai le curve, gli uomini non vogliono le ossa
Sei una vera donna se tieni le gambe chiuse, perchè meglio una chiave che apre tutte le porte o una porta che si fa aprire da tutte le chiavi ?
Sei una vera donna se l'aspirazione massima della tua vita è fare dei figli, perchè nessun uomo vorrebbe sposare una donna che non ne vuole.
Sei una vera donna se non ci provi con i ragazzi impegnati, perché sei tu la troia, mica lui lo stronzo.
Sei una vera donna se non ti trucchi, perché nessun uomo vuole avere problemi di fiducia nei confronti di una ragazza che non è uguale il mattino dopo alla sera prima.
Sei una vera donna se non imprechi, non ti vesti scosciata, se non fai sesso che all'interno di una relazione, se se se 


E mi metto in mezzo anche io, perchè lo so io quante volte, quando ero più giovane, mi alzavo a vera donna semplicemente perchè preferivo leggere un libro al truccarmi o passavo la serata a casa invece che andare a bere. Avevo la terribile sindrome del fiocco di neve speciale e se ci penso adesso mi prenderei a schiaffi. 
Mi sentivo nel giusto perché venivo considerata "una dei ragazzi", agognavo il momento in cui un ragazzo mi avrebbe detto "non sei come le altre", perché per me, le altre, erano qualcosa in serie, tutte uguali, tutte le stesse, tutte diverse da me.
E, soprattutto, davo della troia a molte ragazze, così per partito preso. 
Davo della troia alla ragazzina più bella di me, più simpatica, più brava ad attirare l'attenzione dei ragazzi. Ecco, li stava il fulcro: se una ragazza era più brava a flirtare per me era troia per il semplice fatto che ai ragazzi piacciono le troie e io, grande madre santissima vergine intoccata e intoccabile ero superiore a quelle cose e presto o tardi un ragazzo si sarebbe innamorato del fatto che io stavo aspettando quello giusto, che fossi una brava ragazza. 
E mi ricordo che in questi pensieri malati trovavo approvazione da tutte le mie amichette e dalle donne grandi che mi circondavano. Ancora mi sembra di sentire le parole di alcuni parenti "Ale i ragazzi con quelle facili si divertono ma alla fine è con quelle come te che si sposano" 
E quindi aspettavo e aspettavo pensando di essere nel giusto, che io ero nel giusto e tutte le altre sbagliate perché alla fine avrebbero sposato me, brava ragazza di provincia che aveva aspettato che tutti i ragazzi facessero quel che cazzo gli pareva a loro e alla fine, stremati e stanchi, si erano rifugiati nelle sacre sponde di una vera donna




Cosa è successo dopo ?
La vita mi ha colpito.
La vita e la consapevolezza che stavo sbagliando tutto, e avevo fino a quel momento sbagliato tutto.
Le altre ragazze non sono e non devono essere nemiche, ma complici. 
Non è il truccarsi, non sono le serate, non è la lunghezza di un vestito, non è dalla quantità di persone che passano dal proprio letto a fare di una ragazza, una cagna.
Anzi, niente fa di una ragazza una cagna. 
Sminuirsi a vicenda non ci alza. 
Non possiamo combattere la guerra per la parità di genere se continuiamo a farci noi una guerra civile fratricida che non vuole smettere. 
Ogni volta che pubblichiamo una delle immagini sopra citate, ci diamo la mazza sui piedi da sole e soprattutto facendo queste differenze facciamo in modo che anche gli uomini si sentano in diritto di farle.
Quindi dai, proviamo a farcela una volta tanto.




venerdì 5 febbraio 2016

Come spiegare l'omosessualità agli etero, da una etero.

Ho spesso commentato, twittato, condiviso e letto sull'argomento ma non mi sono mai azzardata a scriverci, perché sapevo che non ne sarebbe uscita una frasetta ma un papiro lunghissimo.
Quindi perché adesso ?
Perché non capite.
E io voglio che capiate.
E' che sono sicura che da qui a 50 anni io riderò della questione. Riderò abbracciando i miei nipoti e quando gli racconterò delle cose che mi sento costretta a leggere e le intolleranze che vengono mostrate ogni giorno, mi guarderanno stupidi, come ora il figlio di una coppia interrazziale rimane stupito.
Perché siamo dalla parte sbagliata della storia e non ce ne rendiamo conto, o non ce ne vogliamo rendere conto.
Quindi ecco una veloce guida su come spiegare l'omosessualità agli etero, da una etero.

"Che schifo, si baciano in pubblico!"
Si perché noi etero mai, mai nella vita, ci siamo baciati in pubblico. Non dico che sia giusto. 
Io per prima provo un leggero senso di nausea quando vedo una lingua nella laringe dell'altro, qualunque sia il tipo di coppia, ma penso che come sopportiamo certe ... effusioni da parte degli etero possiamo anche farlo da parte degli omosessuali.
"I gay cercheranno di violentarmi"
No, guarda. Proprio no.
"Non sono omofobo ma ..."
Shhhhhhhhhh, nessuno vuole saperlo veramente.
"E' una scelta"
In effetti chi non sceglierebbe di essere discriminato in ogni ambito della vita umana, essere ripudiato spesso dalla famiglia e dagli amici, di essere picchiato, chi non sceglierebbe di vedersi ridotto al suicidio ? Ha perfettamente senso. 
"Ma come fanno ad essere sicuri ?"
Tu come fai a essere sicuro ?
"Chi fa l'uomo e chi fa la donna ?"
Mah, guarda, l'ultima volta che si è controllato si stava parlando di due donne e due uomini, ma al massimo si ricontrolla.
"No dai hai capito, in quel senso"
Ma perché, loro vengono a chiedere a te come fai sesso ? E' oltremodo indelicato e soprattutto non sono cazzi tuoi"
"Rovineranno la santità del matrimonio"
Stessa cosa dicevano del divorzio e intanto here we are. Ma volendo essere seri si dovrebbe quindi pensare che ogni matrimonio sia santo, e non lo è. Anzi, penso che sia una minuscola percentuale quella che potrebbe annoverarsi tra i matrimoni che non rovinano la santità del matrimonio.
In ogni caso non ti inviteranno, quindi ti togli pure il problema del regalo.
"Va bene, possono sposarsi, ma i bambini no"
Perché accontentarsi di pane e burro quando puoi metterci sopra anche la marmellata ?
"L'unica famiglia è quella composta dalla mamma e dal papà"
Mettiamola così: le coppie eterosessuali che adottano un bambino allora non sono una famiglia. E direte: non è vero, i bambini hanno la mamma e il papà.
E INVECE NO. Il bambino ha due figure genitoriali che lo amano e l'hanno cresciuto, che siano i genitori biologici o meno. E se riusciamo, con il nostro intelletto sopraffino, a capire che non basta quindi fecondare un ovulo e partorire a rendere padre e madre allora penso si possa anche arrivare alla consapevolezza che non servono per forza un uomo e una donna a fare una famiglia.
Genitore è chi ti cresce e chi ti ama, che sia uno, che siano in due, etero o omosessuali, che sia qualunque altra persona che si ritrovi a rivestire il ruolo del genitore .
"I bambini verranno su deviati"
Non esiste un solo studio scientifico che provi questa enorme stronzata.
Sto forse insinuando che i figli degli omosessuali saranno sempre felici ? Ovvio che no. E' statistica che su un campione di famiglie omosessuali alcuni bambini saranno infelici, ma come è statistica che alcuni figli di eterosessuali saranno infelici.
Vi sono, come detto prima, famiglie e famiglie, buone o cattive che siano. L'errore sta nel generalizzare.
"Come spiego a mio figlio le coppie omosessuali"
Cazzi tuoi.
"I gay vogliono il figlio per puro desiderio egoistico"
Premesso che almeno ci sarà un desiderio al contrario di tantissimi preservativi rotti divenuti poi bambini. Premesso questo.
Ogni figlio nasce dal desiderio. Il figlio che è nato senza essere desiderato rientra nella casistica dei preservativi rotti, e devo dire mi fa anche un poco pena. Egoistico ? Certamente, ma non è un vero lato negativo.
Avere un figlio deriva dal MIO desiderio di avere un figlio e cambierà la MIA vita, non quella di qualcosa che ancora non esiste.
"La stepciaild adopscion permettere l'adozione da parte dei gay"
Ma quando mai. O meglio, ni.
In parole povere: serve a garantire i diritti dei bambini già esistenti in famiglie omogenitoriali già esistenti permettendo al partner di adottare il figlio naturale ( per i più lenti: nato come vuole la natura da ovulo fecondato e parto) dell'altro. A cosa serve? A riconoscere il legame affettivo che lega compagno del genitore e bambino nel caso in cui l'altro venisse e mancare.
Sembra una cosa assurda e fuori dal mondo ma succede spesso in caso di coppie eterosessuali e nessuno ne fa un cruccio perché appunto tende a garantire I DIRITTI DEL BAMBINO. Non è possibile che Tizio e Caio, gay, vadano in un centro di adozioni e dicano "Salve vorremmo un bambino", no. In Italia non è ancora possibile, mettetevi l'anima in pace.
"I figli dei gay saranno gay"
Si infatti tutti i figli degli etero sono etero.
 "I bambini non si comprano"
La mia preferita.
I bambini non si comprano. Perfetto.
Chiariamo un secondo questa cosa dell'utero in affitto che vi vedo anche abbastanza confusi.
Io faccio parte di una coppia, poco importa di che tipo. Io non posso avere figli, le abbiamo provate proprio tutte ma niente, il bambino non arriva. Allora, piena dal mio desiderio egoistico che si, io voglio questo figlio, pago una certa somma per fare in modo che un'altra donna, consensualmente e di sua volontà, intraprenda la gravidanza al posto mio e mi dia il figlio.
Io dovrò pagarle le spese mediche e tutto quello che occorre oltre che, certamente, un compenso per i nove mesi che le sto facendo intraprendere. Ed è giustissimo.
E avviene già, sotto banco, senza che nessuno legiferi a riguardo, lasciando i diritti della madre nel dimenticatoio.
Ora. Io non sto comprando il bambino, sto comprando la gestazione, mettiamola così.
Nel caso in cui la madre surrogata volesse tenerlo, può.
Nessuno la obbliga a darmi il bambino anche se non vuole, proprio perché io non sto comprando il bambino. Capita spessissimo ed è un rischio, legittimo, che io devo correre per soddisfare il mio desiderio egoistico di maternità.
Mettiamo caso che, dato che la madre surrogata si è tenuta il bambino, vogliamo adottarne uno.
Io, facente parte di una coppia, pago un'agenzia che inizia le pratiche per l'adozione. Se tutto va bene, mi danno il bambino.
Se è commercio di bambini il primo, deve esserlo anche il secondo.
Oppure io, facente parte di una coppia sterile pago, quindi do soldi, quindi compro un servizio, che sia fecondazione assistita, che sia qualsiasi tipo di intervento che mi permetta di concepire, che mi darà sempre come risultato finale un bambino.
Se si vuole un bambino e se non si può averlo nel modo classico, si deve pagare.
Io pago, il mezzo sono i soldi e il risultato è il bambino in ogni caso.
Quindi, paradossalmente, l'unico modo per non comprare un bambino è fare alla vecchia maniera.
E se non puoi, sono cazzi tuoi, i bambini non si comprano.
"Gesù è contro i gay"
Io, come ho sempre detto, ho un grandissimo rispetto per chi ha fede in Dio, ma ultimamente mi vedo sempre più costretta ad accoppiare la parola fede alla parola ignoranza e mi sento estremamente in colpa per questo, perché so che le due parole non sono sinonimi e mai dovrebbero esserle.
Se vi riferite al Levitico beh signori miei ne dice anche altre di cose interessanti, ma soffermiamoci solo su questa cosa contro l'omosessualità. 
Tralasciando che non esiste nessuna prova certa che certe parole siano mai uscite dalla bocca di gesù o chi per lui, mi piace pensare che Dio non possa mai avere creato uomini destinati al suo odio e al suo rancore così a prescindere, impossibilitati all'essere felici, destinati alla dannazione. Insomma, quella roba li. Vorrebbe dire che Dio sia malevolo, e credo che questa cosa non sia vera, o quantomeno lo spero.
"E' contro natura"
Ditemi una sola cosa secondo natura che facciamo nel 2016. Perfino io che scrivo questo post sono contro natura. A questo punto torniamo a vestirci di foglie di fico e poche grane.
"Pensate ai bambini"
Io ci penso spessissimo ai bambini.
Penso ai bambini abbandonati da genitori etero, penso ai bambini dati in affidamento perché quello che tu ritieni genitore per la legge non è nessuno. Penso ai bambini che si vedono negata la possibilità di essere amati, di rivedere cure, affetto, sostentamento materiale e morale. Penso a quei bambini che vengono discriminati, picchiati, offesi, perché tu genitore non sei in grado di spiegare al tuo marmocchio a non fuggire dalla diversità ma ad abbracciarla.
Si, ci penso spessissimo ai bambini.
E penso anche a quelle persone rese sterili dalla legge. Anche a loro penso spessissimo. Penso al togliergli la gioia più grande della vita, penso al negargli i diritti quando i doveri glieli facciamo sentire tutti.

Tutto questo per dirvi che è solo questione di tempo, e le coppie omosessuali verranno riconosciute, e sarà data loro la possibilità di avere dei figli. Ma no, non è una minaccia, è anzi la più dignitosa delle promesse.



venerdì 15 gennaio 2016

A mia figlia

Carissima figlia,
nel mio futuro ti vedo.
Non so sinceramente se vedo un lavoro, una casa, una persona con cui svegliarmi al mattino, ma vedo te.
Non avevo mai capito mia madre, così convinta di volere una femmina. Ho sempre pensato che i maschi portassero meno problemi, e che augurare ad un altro essere vivente il parto, il ciclo, quei dannati sentimenti più acuiti, tutto quel dolore inutile, l'incomprensione da parte della società e del mondo, fosse crudele.
Nascere femmina vuol dire dovere lottare di più, perché qualsiasi cosa sembrerà regalata se si ha un bel faccino ,e se non lo si ha l'unica cosa a cui si possa aspirare.
E sarà difficile, sarà difficile come bruciare perché daranno per scontato tante cose che ti riguardano e altre non verranno nemmeno considerate.
Si cercherà di parlare per te, di dire la tua senza il tuo consenso, pensando di essere nel giusto.
Sarà una grande salita.
Ma ti vedo, ti vedo e ti voglio.
Ti vedo dentro di me, che cresci.
Mi vedo smadonnare e volere rimandarti al Creatore quando sarò a gambe aperte in ospedale e poi innamorarmi di te. Oh, se mi vedo innamorarmi di te.
Mi vedo guardarti tra le mie braccia e rendermi conto di non avere mai amato nessuno come ho amato te.
E mi chiedo se mi amerai altrettanto. Mi chiedo se sarò il tuo mondo come tu sarai il mio. 
Mi chiedo se sarò una buona madre, se riuscirò ad accompagnarti e non appoggiarmi per non farti camminare, per tenerti indietro insieme a me.
Mi chiedo se potrò capirti, e anche se non ci riuscirò di amarti comunque, e di rispettare qualunque scelta tu faccia. Anche quella di un tatuaggio sopra al culo, per dire.
Voglio così tante cose per te.
Voglio che tu ti innamori e che ti venga poi spezzato il cuore e che ti innamori di nuovo. Voglio che tu capisca che avere un uomo accanto non vuol dire nulla se non riesci ad avere te stessa sempre vicina.
Voglio vederti crescere, sbagliare, pensare di avere il mondo in mano e poi renderti conto che niente viene dato per nulla, e che bisogna camminare sui vetri rotti prima di vedere la luce, ma che la luce arriva sempre, anche quando le ferite sono profonde e infette. 
Voglio renderti felice, ed esserci per te, in ogni momento. 
Voglio che tu sia l'unica persona a poter cambiare veramente la mia vita, e modificare le mie scelte. 
Voglio che tu faccia le tue, anche se lontana da me.
E so, so che soffrirò come un cane se decidessi di lasciarmi per andare a studiare fuori, come so mia mamma sta soffrendo adesso che sono lontana ma spero che sia la tua strada, e sia quello che tu voglia fare.
Voglio che tu sia felice, in qualunque modo tu troverai la tua felicità.
Sarai la luce dei miei occhi, l'acqua che bevo e l'aria che respiro, il mio cuore che batte.
Sarai la stella più brillante del mio cielo.
Sarai tutto ciò che c'è di bello al mondo e lo so, lo so che mi farai incazzare come una bestia e credimi che un ceffone non te lo toglierà mai nessuno, se ce ne sarà bisogno.
Già ci vedo litigare furiosamente, ti vedo urlarmi che mi odi perché se almeno una volta non si urla ai genitori che si odiano non è una vera adolescenza.
E penserai che io non ti capisca, che non sia mai stata giovane. 
Ma ti assicuro che lo sono stata, che lo sono adesso, e che ti capisco.
Ti vedo essere felice, poi triste, poi delusa, poi innamorata, poi felice di nuovo, poi confusa sul tuo futuro, poi ancora di nuovo incazzata.
Ti vedo. 
E sarai diversa e uguale a me, come io sarà diversa e uguale a te.
Magari penserai di essere come me, di volerlo essere. Magari penserai di essere una piccola versione di me, di non volere altro nella vita che seguire le mie orme. Ma poi, durante la tua crescita, vedrai sentieri diversi, e le mie orme ti staranno strette, o non le capirai per niente, o addirittura non vorrai neanche prenderle in considerazione, e andrà bene così. 
Poi ad un certo punto capirai che non potrai mai essere come me, perché sei una cosa a se stante, e capirai quanto voglia dire riuscire a identificarsi solo con se stessi, e sapere chi sei.
E allora ci divideremo per un poco, per poi incontrarci di nuovo.
Ma in ogni caso, per quanto tu possa allontanarti, non mi avrai mai così lontana da non potermi sentire accanto a te, perché ti amerò così tanto da portarti sempre  anche se tu non te ne renderai conto.
Sarai vita, sarai le onde che si infrangono sulla costa, sarai un uragano e la quiete dopo di esso. 
Sarai, e ti vedo già da ora esserlo.

giovedì 31 dicembre 2015

Carissima Alessandra del 31 dicembre 2016

Carissima Alessandra del 31 dicembre 2016,
spero tu stia bene.
Penso si possa tutto riassumere in un: spero tu stia bene. 
Spero che le cose per te siano andate meglio, e che tu sia ancora in piedi. Poco importa se nella schiena hai i pugnali conficcati, l'importante è che tu sia in piedi, e che gli altri non vedano il sangue.
Spero tu sia riuscita a risparmiare qualche sold-AH NO GIUSTO BISOGNAVA ESSERE REALISTI- ok spero tu non sia in mezzo alla strada a demandare e con debiti che partono da qui e arrivano in Congo.
Spero tu sia riuscita a sistemare quella questione che io e te sappiamo e che portiamo irrisolta da ormai un poco di tempo e che si insomma, non stiamo a fare le materialiste di merda, ma bisogna risolvere e anche abbastanza in fretta, che poi partono le crisi internazionali. 
Spero non che tu sia dimagrita - nevvero spero tu ti sia svegliata un giorno così di botto Megan Fox - ma spero tu abbia continuato ad accettarti come sei, e se hai preferito migliorarti, spero tu l'abbia fatto per te e non per gli altri.
Spero tu ti sia data diritto privato. Possibilmente a un mese da ora, anzi due settimane perchè porca miseria hai l'esame tra due settimane. Ma in generale spero tu non stia facendo sprecare ai nostri i soldi della retta.
Spero tu abbia un nuovo cellulare che il nostro al momento fa cagare e sta sentendo i colpi di Ariccia quando ci cadde spaccandosi lo schermo. 
Spero tu abbia viaggiato.
Spero tu sia riuscita a mantenere intatto il colore dei capelli.
Spero tu ti sia messa più spesso gli occhiali che altrimenti dovremo imparare il braille.
Spero che certe persone siano ancora nella tua vita, che sappiamo entrambe quanto siano importanti per te, spero che se ne siano aggiunte di nuove, spero che altre se ne siano andate per sempre.
Spero tu abbia imparato a scegliere e a sceglierti.
Spero tu abbia capito che non bisogna sopportare, ma urlare a gran voce quando una cosa non ci sta bene. 
Spero tu sia diventata più istintiva, e meno calcolatrice, tanto comunque abbiamo imparato che ci sono cose che non si possono controllare. 
Spero tu abbia smesso di leggere prima la trama e poi guardare un film.
Spero tu abbia letto.
Spero tu faccia non dico tutte le scelte giuste, ma almeno un 30%, possiamo farcela.
Spero tu ti sia conosciuta di più, abbia capito cosa ti piace, cosa non ti piace, cosa vorresti fare. Ecco, tra poco dovrai scegliere il profilo e tante belle cose quindi ti prego, ti prego, spero di trovarti un minimo più convinta sul tuo futuro. Un minimo.
Spero tu e papà siate andati d'accordo il più possibile.
Spero tu abbia imparato a cucinare la pasta, anzi, a salarla.
Spero tu abbia finalmente preso la macchina.
Spero tu non stia ancora pensando a cose che non possono tornare ma che vorresti.
Spero tu ti stia amando.
Spero tu stia bene.

sabato 5 dicembre 2015

La mietitura delle scuole medie

Io alle medie ero una ragazzina bruttina
Tutte eravamo ragazzine bruttine.
Tranne le stronze che già a 12 anni sembravano uscite da Victoria's secret e allora era battaglia persa in partenza, ma in generale facevamo tutte schifo al cazzo.
Io non solo ero bruttina, ma anche paffutella. Combo insomma.
Questa cosa, unita ad una certa timidezza, hanno fatto modo che arrivassi piuttosto impreparata al giudice marziale che ti colpisce a dodici/tredici anni: la mietitura de noialtri, ovvero la prima cotta.
Che si insomma non è che i maschi alle medie fossero più carini, anzi. Anche loro roiti inchiavabili neanche con una ordinanza restrittiva di due km ma a dodici anni basta poco per farti battere quel cuore acerbo e quindi niente, vedi un compagnetto, ti piace e tu, tu piccola ingenua ragazzina che pensi che basti essere gentili per farsi piacere, tu andrai a sbattere contro il primo di tanti muri.
Perché a dodici/tredici anni ( ma anche per i successivi anni a venire ... Diciamo i successivi quattro/cinque) ai ragazzetti, con il sangue che comincia ad andare dal cervello nelle mutande, ti pare che stiamo a guardare se sei una brava ragazzetta ? 
Andranno a guardare se hai già l'accenno di seno, o quel poco di chiappa, o in mancanza se riesci a fingere di averle. 
E li, li si decide del tuo futuro. 
Perché tu magari a dodici/tredici anni, che vai a pensare di farti lo smokey eyes in sfumature di blu notte, o di metterti la magliettine scollata che ancora non ti è venuto neanche il ciclo la prima volta, e comunque c'è già chi, dall'alto dei suoi baffetti che sembrano più peli pubici che altro, e dei brufoli in faccia che pare la luna coi crateri, c'è già chi sta decidendo del tuo futuro.
Quindi ci sono questi ragazzini che decidono chi è carina e chi no. 
E se un ragazzo ti fa sentire carina a dodici anni, tu crederai di essere carina a dodici anni e si sa che alla fine è tutto atteggiamento quindi continuerai a crederti carina e continueranno a  crederti carina e finirai felice in quel circolo vizioso di chi non si è mai posto il problema di "Sarò abbastanza ?"
Se invece, come è capitato a me, che non ero già bella di mio ma non è che mi confrontassi con Adriana Lima, intendiamoci, e ti fanno capire che no, non sei carina, c'è chi è più carina di te, c'è chi piace più di te, e tu non vali un cazzo perché noi abbiamo deciso così ... Beh è finita.
È finita perché quello stigma non te lo togli. Anche se dovessi diventare carina, ti hanno abituato a pensare di non esserlo, ti hanno portato a pensare, negli anni più cruciali della propria crescita personale che sei grassa ( la cosa peggiore che ti possano dire a 13 anni ), antipatica e brutta. E tu continui a crederlo, perché entri nel circolo vizioso del "Non sono abbastanza" 
Senza possibilità di redenzione.
E quindi, conseguenza sfortunatamente logica, è che quando magari qualcuno si accorge di noi, lo prendiamo come un martire, uno che sta sfidando la morte, uno che ci sta facendo questa grazia.
Ci tratta di merda ? Ci cornifica ? Non ci tiene a noi ? Eh ma mi hai vista ? Anzi che l'ho trovato uno che riesce a guardarmi al mattino. 
E anche se dovessimo cambiare idea, crescere, diventare più sicure, capire di avere del potenziale, di essere, appunto, chiavabilissime come le altre, di essere forti, intelligenti, di avere cicatrici che sono anche onorificenze da battaglia ... Anche se dovessimo trovare ( e lo trovi, chi prima chi dopo ) un bravo ragazzo ( o una ragazza ) che ci ama come SAPPIAMO DI MERITARE DI ESSERE AMATE ... Sotto sotto rimaniamo sempre quelle ragazzine a cui hanno sempre preferito altre, e certe cose non si dimenticano mai.

martedì 1 dicembre 2015

A chi ho conosciuto su internet

Sono su internet da tanto tempo.
Da tanto tempo faccio amicizia su internet, litigo su internet, mi sono anche innamorata su internet, per dire.
Mi si chiede come faccia, come faccia a fidarmi, come faccia a invitare queste persone, questi nick, a prenderci un caffè, o a mangiare qualcosa, o a semplicemente vederci, toccarci, abbracciarci, passare dal social alla vita vera. 
Potrebbero essere persone che ti vogliono male. Si, potrebbero.
Ma che ne sai, ma di che vi parlate, ma come fate a riconoscervi, a trovarvi. 
Potrebbero però essere persone che invece ti entrano dentro e che nonostante tutto, nonostante la distanza, tu senti vicino anche più di altre che magari abitano accanto a te. 
Mai come in questo periodo sto capendo come la distanza sia solo relativa quando due persone si vogliono bene. 
Che se due persone si vogliono sentire si sentono, che se si vogliono vedere trovano il modo di vedersi, senza scuse, senza se e senza ma. 
I sentimenti, quelli veri, non conoscono barriere. 
Lo so, non è un concetto così semplice, soprattutto adesso.
Anzi, soprattutto adesso, che ormai nasciamo e ci mettono un telefono in mano mi viene strano pensare di sembrare io la strana, se esco "con quelli di twitter" o "con quelli del forum", se riesco a confidarmi con persone che abitano dall'altro capo d'Italia, senza esserci mai visti. 
E si, grazie al cazzo che vorrei averli vicini, che vorrei correre da loro ogni volta che ne ho bisogno, ma non è questo a fermarmi dall'affezionarmi, dal sentirmi abbastanza in vero nel chiamarli amici. 
E si, la vita vera non è quella dentro lo schermo, infatti il punto è portarla fuori, non lasciare che rimangano nomi su uno schermo. 
A chi ho conosciuto grazie a internet: siete famiglia.